Rappresentato da
REWIND
due
atti di
Paolo Cappelloni
Personaggi
Camillo Piandini
Aurelia Piandini
(sua moglie)
Arturo (amico di Camillo e vicino di casa)
Ottavia (amica di Aurelia)
Il Narratore
La scena rappresenta un modesto soggiorno con
un’uscita verso l’interno e una verso l’esterno dell’appartamento.
Primo atto
È domenica mattina.
All’apertura del sipario Camillo sta
leggendo il giornale seduto in poltrona.
Entra
il Narratore
che non essendo parte integrante della storia non viene visto né sentito dagli
altri personaggi.
Narratore
- (Entra e si rivolge al pubblico) Signore e Signori, buonasera, e
benvenuti. Il signore che vedete qui seduto nel salotto di casa sua, intento
alla lettura del giornale, si chiama Camillo Piandini. Camillo, permettetemi di
chiamarlo così, ha un piccolo negozio di generi alimentari, una moglie,
Aurelia, che lavora con lui, e un figlio, Adriano, che non avremo il piacere di
conoscere perché sta studiando all’Università di Bologna. Come potere notare,
Camillo è così rilassato perché si sta godendo questa tranquilla domenica
mattina e, naturalmente, è ancora ignaro del gran pasticcio in cui andrà a cacciarsi
con le sue stesse mani. Non vi anticipo niente, vedrete tutto coi vostri occhi.
(Si avvia verso l’uscita) Ah,
scusate, io sono il Narratore ma non vi disturberò più di tanto e interverrò
soltanto nei momenti come dire… cruciali. A presto. (Esce mentre dall’interno della casa entra
Aurelia sorseggiando un caffè, quasi pronta per uscire)
Camillo
- (Alzando appena gli occhi dal giornale) Quello è già il secondo
caffè.
Aurelia
- Beh? Fanno male due caffè
di prima mattina?
Camillo
- Sì, se li correggi col
cognac. Poi ti lamenti dei giramenti di testa.
Aurelia
- Io, Camillo, la mattina ho
il risveglio lento e il caffè corretto mi dà la giusta carburazione.
Camillo
- Ah, la carburazione. E le
correzioni che ti fai di pomeriggio a cosa ti servono? A mandare il motore su
di giri?
Aurelia
- Tu non ti preoccupare,
perché sono io che sto dietro al banco a servire i clienti, non come te che
stai stravaccato alla cassa solo a riscuotere i soldi, sai che fatica!
Camillo
- (Sistemandosi ben seduto sulla poltrona) Io sto seduto, non sto stravaccato.
Aurelia
- No, tu stai stravaccato. Tu
stai sempre stravaccato, anche quando stai in piedi.
Camillo
- Mh, e un goccio per me? Di
caffè normale, intendo, è rimasto?
Aurelia
- (Finendo il caffè) Sì, è nella moka. (Esce verso la cucina)
Camillo
- (Ad alta voce) Sarà freddo, ormai! (Si riadagia sulla poltrona a leggere il giornale)
Aurelia
- (Rientra) Ciao.
Camillo
- (Leggendo il giornale) Non ci siamo già salutati? (Alza gli occhi verso Aurelia) Ma… e il
caffè?
Aurelia
- (Continuando a prepararsi per uscire) Ti ho detto che è nella moka.
Camillo
- (Ironico) Ah, già, che sbadato! È nella moka.
Aurelia
- Allora io vado.
Camillo
- Dove vai?
Aurelia
- Oggi è domenica, dove vuoi
che vada? Dove andrò mai la domenica mattina? Dove non vieni mai tu! bestia! E
in chiesa ogni volta mi devo inventare qualcosa quando mi chiedono: “Ma tuo marito
dov’è? Lui non viene a Messa?” E ogni volta Don Mario mi dà certe occhiate e mi
fa vergognare come una ladra!
Camillo
- Guarda che i ladri non si
vergognano mica. Comunque gli puoi rispondere tranquillamente che io vado in
chiesa quando voglio pregare, non per convenzione come fai tu.
Aurelia
- Quale convenzione? Io ci
vado perché ci devo andare! Sei tu l’animale che la domenica mattina si
spaparanza in poltrona…
Camillo
- (Si sistema di nuovo ben seduto sulla poltrona) Io mi siedo, non mi
spaparanzo!
Aurelia
- No, tu ti spaparanzi! Ti
spaparanzi sempre, sei nato spaparanzato e vivi stravaccato!
Camillo
- (Legge il giornale) Senti qui: “Donna di cinquant’anni scivola sul
sagrato della chiesa e si procura un trauma cranico.”
Aurelia
- E lo vieni a dire a me? Ma senti
che razza di discorsi! Quelle son cose che possono capitare in qualsiasi
occasione!
Camillo
- Soprattutto dopo qualche
correzione di caffè.
Aurelia
- Allora io vado.
Camillo
- Ma vai in chiesa combinata
così? Cosa c’è, un ballo in maschera?
Aurelia
- (Guardandosi l’abito) Perché, cos’ho? Se devo uscire dovrò mettermi su
qualcosa di diverso, no?
Camillo
- Già, perché se no Don Mario
ti vede e grida dal pulpito: “Chi è quella che si veste come una persona
normale? Fuori di qui!”
Aurelia
- (Con disprezzo) Sei proprio un miscredente! Io vado. Ah, guarda che
fra poco dovrebbe venire Ottavia a portarmi una borsetta per oggi pomeriggio. Ti
ricordi che alle quattro abbiamo il battesimo del figlio di Anna?
Camillo
- Sì, sì, mi ricordo di questa
condanna, ma la borsetta cosa c’entra?
Aurelia
- Pensi che io abbia una
borsetta da cerimonia? Con tutta la vita sociale che facciamo io e te? In vita
mia ho maneggiato solo sacchetti della spesa… figuriamoci se possiedo una
borsetta da cerimonia!
Camillo
- Prenditi un sacchetto da
cerimonia.
Aurelia
- Stupido! Ah, la borsetta di
Ottavia mettimela in camera da letto. (Avviandosi)
Ah, e non fare lo stupido con lei!
Camillo
- Con la borsetta?
Aurelia
- Con Ottavia, scemo! (Esce)
Camillo
- (Rimasto solo) Ci mancava anche il battesimo di domenica pomeriggio!
Ma non sarebbe meglio fare ‘ste cose nei giorni feriali? Così uno potrebbe dire
che è occupato col lavoro! Si potrà fare una cerimonia in pompa magna per un
battesimo come per un matrimonio? Con partecipazioni, invitati, fotografi,
pranzo o rinfresco, regali e via dicendo? E che cos’è…? Basterebbe una cosa
semplice semplice: “Ego te baptizo…” e via! Op! Invece no! È sempre un fatto di
convenzioni, di riti che non c’entrano niente con quello del battesimo. Stai a
vedere che fra un po’ assisteremo a cose patetiche come nei matrimoni: se è un
maschietto ci sarà il taglio del bavaglino, poi a tutti gli invitati se ne darà
un pezzetto per ricordo… a pagamento! La femminuccia invece… cosa so… prenderà
il pannolino e lo lancerà e chi lo afferra avrà un bimbo entro l’anno! Mah, non
c’è più religione! (Torna a leggere il
giornale)
Narratore
- (Entra e si rivolge al pubblico) Avete intuìto la situazione familiare?
Camillo è uno che dopo una settimana a contatto coi clienti vuole solo silenzio
e tranquillità, Aurelia invece sente il bisogno di distrarsi evadendo un po’,
di chiacchierare con le amiche, fare, come dice lei, un po’ di vita mondana.
Camillo
- (Tra sé, con gli occhi sul giornale) Un battesimo alle quattro del
pomeriggio! Dove s’è mai visto?
Narratore
- (Al pubblico) Sentite come bofonchia? Si è dimenticato perfino del
suo caffè! Tra poco sentirete anche suonare il campanello d’ingresso. Sarà
Ottavia, direte voi. No, sarà Arturo, un amico di vecchia data e vicino di casa
che quando non sa cosa fare si precipita subito da Camillo, a volte con poco
entusiasmo di quest’ultimo perché Arturo ha, diciamo così, la sindrome del
crocerossino e la mania di voler entrare in sintonia col prossimo risultando a
volte anche un po’ invadente. (Si sente
suonare il campanello d’ingresso. Il Narratore fa un gesto per dire
“Proprio quello che ho appena detto”)
Camillo
- (Alzandosi svogliatamente dalla poltrona per andare ad aprire)
Questa è Ottavia, puntuale come il purgante, con la borsetta da cerimonia. (Esce
e rientra con Arturo) Oh, Arturo, qual buon vento ti conduce verso il
mio meritato riposo domenicale che mi stavo serenamente gustando?
Arturo
- Stavi dormendo?
Camillo
- No, no.
Arturo
- Mi sarebbe dispiaciuto
perché l’interruzione del sonno soprattutto in fase rem può influire
sull’equilibrio immediato della persona.
Camillo
- (Con poca convinzione) Capisco.
(Il Narratore
lentamente esce)
Arturo
- Stamattina mi sono
svegliato molto presto per assorbire la luce dell’alba che tempra lo spirito,
poi ho fatto una leggera colazione con latte e fiocchi di farro, un po’ di
meditazione e alla fine mi son detto…
Camillo
- … perché non andare da Camillo?
Arturo
- Precisamente. So che la
domenica mattina tutti e due amiamo stare in serenità allora ho pensato…
Camillo
- … perché non condividerla
con Camillo?
Arturo
- Precisamente. Perché due
menti si influiscono a vicenda e raggiungono più facilmente il punto di…
Camillo
- … rottura.
Arturo
- (Che non afferra l’ironia di Camillo) No, non di rottura, al
contrario, è una specie di connessione emotiva che apporta un armonico
benessere.
Camillo
- Ne sono convinto.
Arturo
- (Osservando Camillo con sguardo professionale e preoccupato) Cosa
c’è?
Camillo
- (Preso alla sprovvista) Cosa c’è?
Arturo
- Non far finta di niente, Camillo,
si vede chiaramente che hai qualcosa che ti disturba l’equilibrio interiore.
Camillo
- No, no, sono tanto
tranquillo! A parte…
Arturo
- (Prontamente) A parte…?
Camillo
- Niente, a parte il fatto che
oggi pomeriggio devo andare a un battesimo. Sai, con la cerimonia, il rinfresco
e quanto è carino di qua e quanto è grazioso di là, assomiglia tutto alla
madre, è uguale sputato al padre… e via dicendo.
Arturo
- Capisco. E questo evento interrompe,
diciamo così, il tuo tradizionale, sereno ritmo domenicale.
Camillo
- Lo interrompe, lo interrompe
molto..
Arturo
- Poi magari Aurelia ha
avvertito questa tua contrarietà e si è innervosita a sua volta alterando
anch’essa il suo equilibrio interiore.
Camillo
- Aurelia è sempre
innervosita, per una cosa o per l’altra, soprattutto per i caffè, poi con le
correzioni le capita anche di alterarsi… e di avere disturbi dell’equilibrio.
Arturo
- Male. Questo scompensa ancor
più l’armonia di coppia e può portare alla formazione di una certa ruggine.
Camillo
- No, no… non c’è pericolo che
Aurelia faccia la ruggine.
Arturo
- Intendo dire che si
possono creare attriti, incomprensioni, addirittura fratture, nella coppia.
Camillo
- Mh, e a te? L’armonia con la
tua compagna come va?
Arturo
- Ah, è perfetta. Siamo in
completa sintonia. Pensa che ogni sera facciamo meditazione insieme finché non
ci addormentiamo.
Camillo
- Tutte le sere.
Arturo
- Tutte le sere, immancabilmente.
Non ne saltiamo una. Così raggiungiamo la pace…
Camillo
- … dei sensi.
Arturo
- (Lo corregge)… interiore.
Camillo
- Interiore, capisco.
Arturo
- (Gli si pone dietro appoggiandogli le mani sulle spalle, quasi
scandalizzato per la tensione muscolare che sente in Camillo) Senti qui,
senti qui che tensione hai. Sai che questo stress che ti porti addosso può
provocare disturbi sia psichici che fisici?
Camillo
- Sia psichici che fisici?
Arturo
- Sì, perché la mente non è
divisa dal corpo e ciò che avviene a livello mentale influenza anche il piano
fisico, capisci? Siediti sulla poltrona e rilassati.
Camillo
- (Sedendo) A dir la verità è proprio quello che stavo facendo prima
che arrivassi tu.
Arturo
- Sì ma ora io ti eserciterò
un massaggio sovrascapolare che faciliterà il passaggio di una più vibrante energia
vitale attraverso il tuo sistema psicofisico e ti riporterà in congiunzione con
i più profondi influssi astrali. Chiudi gli occhi. (Inizia a massaggiargli le spalle)
Camillo
- Ahia!
Arturo
- Tranquillo. È solo la
tensione che si sta allentando. Senti come si allenta?
Camillo
- (Ironico) Sì sì, mi si scioglie tutto!
Arturo
- Ancora un po’.
Camillo
- Sì, ma poco se no mi si
allenta troppo.
Arturo
- Resisti.
Camillo
- Ecco adesso si è allentato
tutto, basta, per favore.
Arturo
- (Smette il massaggio) Dì la verità, ti senti più in sintonia con
l’universo?
Camillo
- (Ironico) Sì, sì, mai sentita una sintonia così.
Arturo
- Eh, caro mio, tu sei un
miscredente, ecco perché avverto della reticenza nel tuo abbandono all’energia
cosmica.
Camillo
- A proposito di energia, tu hai
avuto problemi, con la luce, ieri sera?
Arturo
- No, perché?
Camillo
- Perché a me è andata via
dalle nove alle nove e mezza.
Arturo
- Da me invece è stato tutto
regolare. In che direzione è l’ingresso del tuo appartamento?
Camillo
- Scusa ma cosa c’entra con la
luce che è andata via?
Arturo
- Zitto, dimmi in che
direzione è l’ingresso del tuo appartamento.
Camillo
- Non so, aspetta… (Apre le braccia per orientarsi) il nord
è qua… (Si gira verso destra) no,
qua. (Si gira verso sinistra)
Arturo
- (Lo corregge indicando la direzione opposta) No, il nord è di qua,
quindi l’ingresso del tuo appartamento è rivolto a sud.
Camillo
- Sì ma che cavolo c’entra con
la luce?
Arturo
- Devi sapere che gli
ingressi non rivolti a nord provocano influssi negativi, alla casa e ai suoi
abitanti.
Camillo
- E il tuo ingresso verso dove
è rivolto?
Arturo
- Verso nord!
Camillo
- Ecco, mi pareva.
Arturo
- Tu come dormi?
Camillo
- Sdraiato.
Arturo
- Voglio dire: dove metti la
testa?
Camillo
- Dove la metto? sul cuscino!
Arturo
- Sì ma è verso nord?
Camillo
- Boh. (Apre di nuovo le braccia per orientarsi) Il nord è qua… (Sempre con le braccia aperte inclina la testa all’indietro come se stesse
sdraiato) quindi dormo… sì, con la testa verso nord, va bene, no?
Arturo
- No, va male. Si deve dormire
con la testa rivolta a sud, altrimenti si può soffrire di depressione e di ansia.
Camillo
- Capisco. (Campanello, Camillo ha un sobbalzo) Oddìo!
Arturo
- Vedi come sei ansioso?
Camillo
- (Andando ad aprire) Sei tu che mi innervosisci! (Rientra
con Ottavia)
Ottavia
- Ho portato la borsetta per
Aurelia. (Vede Arturo e gli si rivolge in
maniera scontrosa) Toh, guarda chi si vede!
Arturo
- Beh, non è difficile
trovarmi qui da Camillo, visto che abito al piano inferiore.
Ottavia
- Giusto in quello inferiore
potevi stare, tu.
Camillo
- (Ad Ottavia) Accomodati.
Ottavia
- (Resta in piedi e si rivolge sarcasticamente a Arturo) Come vanno
gli influssi astrali? Non ti è ancora arrivato un fulmine in mezzo alla fronte?
Arturo
- (Come se parlasse a un miscredente) Ma che ne sai, tu, degli
influssi astrali!
Ottavia
- Beh, qualcosa ne so, dato
che ogni volta che ti vedo mi si mette la luna di traverso!
Arturo
- (A Camillo, alludendo ad Ottavia) Senti? Senti quanta negatività c’è
in questa persona?
Camillo
- (Scettico) Eh!
Ottavia
- Nella testa tua c’è la
negatività!
Arturo
- Va bene, ho capito, è
meglio che me ne vada perché avverto che questo habitat non mi è più consono.
Ottavia
- Ah, l’habitat non gli è più
consono! Allora vai a casa a fare un po’ di meditazione, chissà che non ti lieviti
un po’ il cervello.
Arturo
- Ciao Camillo… e dai retta
a me, rilassati. (Esce)
Ottavia
- (Tra sé) Gli venisse un accidente.
Camillo
- (Ad Ottavia) Accomodati. (Ottavia
si siede) Come mai tutto questo astio nei confronti di Arturo?
Ottavia
- Lascia perdere, è una
storia lunga. (Porgendogli la borsetta e
cambiando totalmente atteggiamento) Questa è la borsetta per tua moglie. A
proposito, non c’è?
Camillo
- (Con la borsetta in mano) No, è a Messa.
Ottavia
- E… tuo figlio?
Camillo
- Oh, lui è a Bologna. Posso
offrirti qualcosa?
Ottavia
- Prendo volentieri un caffè,
grazie.
Camillo
- Porca miseria, non l’ho preso
nemmeno io! Lo faccio subito, resta lì.
Ottavia
- Sì ma appoggia quella
borsetta, non ti dona proprio. (Entra il Narratore e osserva la scena fra i due)
Camillo
- Ah, sì. (L’appoggia su di un mobile ed esce, quindi si riaffaccia)
Corretto?
Ottavia
- No, no, e senza zucchero,
grazie.
Camillo
- Come lo prendo io. (Esce)
Ottavia
- (Ad alta voce) Vedo che abbiamo gli stessi gusti.
Camillo
- (Si affaccia) Se vuoi te
ne posso aggiungere un po’ freddo.
Ottavia
- (Allusiva) No, no, a me piace caldo, bollente.
Camillo
- Anche a me. (Esce)
Ottavia si alza e gira un po’ per la
stanza osservandone i particolari.
Il
Narratore - Avrete già intuito che
tipo di donna è Ottavia. È ormai divorziata da anni ed ora si gode, diciamo
così, la libertà. Ecco perché Aurelia, prima di uscire si è raccomandata a Camillo
di non fare lo stupido con lei: perché la conosce bene e sa di che cosa è
capace la sua cara amica. (Esce)
Ottavia
- (Ad alta voce) È tanto che non venivo qui ma vedo che non è cambiato
niente.
Camillo
- (Da fuori) Cosa doveva cambiare?
Ottavia
- Mah, non so… di solito una
donna, in casa, ogni tanto sente il bisogno di aggiungere qualcosa di nuovo, di
abbellire, rinnovare un po’ l’ambiente in cui vive. (Si guarda ancora attorno) Io capisco che Aurelia lavora tutto il
giorno in negozio e che alla sera è stanca ma… cosa vuoi che ti dica, se devo
essere sincera questa casa risulta un po’… smorta, trascurata, ecco. Anche tu
lavori tutto il giorno ed hai il diritto di vivere in un ambiente confortevole,
accogliente e che ogni tanto cambi aspetto; altrimenti viene la malinconia se
ogni tanto non si cambia qualcosa nella routine quotidiana, mi capisci? (Alza la voce per essere certa che Camillo la
senta) Mi capisci?
Camillo
- (Da fuori) Sì sì.
Ottavia
- Mi raccomando: non dirlo ad
Aurelia, per carità, permalosa com’è potrebbe offendersi a morte. (Torna a sedersi)
Camillo
- (Entra con le due tazzine di caffè in mano) In effetti Aurelia è molto
permalosa.
(C’è un lungo silenzio in cui Ottavia guarda
Camillo con intenzione e come se lo vedesse per la prima volta. Camillo invece,
durante questo lungo silenzio mostra perplessità e soprattutto imbarazzo. Non
capisce perché Ottavia lo stia guardando in quel modo; pensa di avere qualcosa
fuori posto, si osserva, impacciato, restando immobile con le due tazzine in
mano)
Ottavia
- T’ho detto che il caffè mi
piace bollente, se resti ancora così impalato si raffredda.
Camillo
- Sì, scusa. (Le porge la tazzina)
Ottavia
- (Sorseggiando il caffè) Allora? Cosa mi racconti?
Camillo
- (C.s.) In che senso?
Ottavia
- Non so, come va in
generale?
Camillo
- Mah, le solite cose. Si
lavora, poi… niente.
Ottavia
- (Guardandolo con intenzione) Non ricordo da quanto tempo siete
sposati, tu e Aurelia.
Camillo
- Oh, saranno ormai… aspetta,
fammi ricordare… (Ottavia sorride) è
stato dopo il mio ricovero per le emorroidi…
Ottavia
- (Con tono di rimprovero) Camillo…!
Camillo
- Scusa. (Riprende) Lo prendo sempre come punto di riferimento. Durante la
luna di miele la Coppa è stata vinta dal Bayern… Adriano adesso ha diciannove
anni, è nato in ottobre… allora sì, siamo sposati da vent’anni esatti.
Ottavia
- Però!
Camillo
- Già.
Ottavia
- Io dopo dieci anni ero già
alla disperazione! Ma come fai?
Camillo
- Cosa vuoi, dipende dalla
capacità di sopportazione.
Ottavia
- (Con finta preoccupazione) Perché dici così? Ci son forse problemi
con Aurelia? Puoi dirmelo, se vuoi.
Camillo
- Problemi no ma sai, ognuno
ha il proprio carattere, i propri difetti.
Ottavia
- (Posando la tazzina) Complimenti, proprio buono questo caffè.
Camillo
- Grazie, è tutta arabica.
Ottavia
- Tutta arabica… si sente! (Guardando Camillo) Ti lascia in bocca un
aroma gradevolissimo!
Camillo
- Già.
Ottavia
- Posso fumare?
Camillo
- Perbacco! Prego… (Mentre Ottavia accende una sigaretta mette
un posacenere alla sua sinistra)
Ottavia
- (Lo prende e lo sposta alla sua destra) Scusa ma sono abituata ad
averlo a destra perché ho il brutto vizio di fumare a letto dove ho appunto il
comodino sulla destra.
Camillo
- Capisco.
Ottavia
- Tu da che parte del letto
dormi? (Camillo apre le braccia come per
orientarsi tra nord e sud, come con Arturo) Ma cosa fai?
Camillo
- Ah, niente, mi sono confuso.
Io dormo dalla parte sinistra.
Ottavia
- Ah, bene, (Sorridendo) quante cose combaciano fra
noi, eh?
Camillo
- Sì, per combaciare…
combaciano.
Ottavia
- Ma tornando al discorso di
prima: che difetti avrai mai, tu? Sei un lavoratore…
Camillo
- Questo sì.
Ottavia
- Hai cresciuto un figlio
adorabile.
Camillo
- Questo sì.
Ottavia
- Sai fare un buon caffè!
Camillo
- Questo sì.
Ottavia
- Come uomo sei… piacente.
Camillo
- (Imbarazzato) Beh.
Ottavia
- Sei fedele.
Camillo
- (C.s.) Eh.
Ottavia
- No?
Camillo
- (C.s.) Sì, sì.
Ottavia
- Ah, avessi io, un uomo come
te! Sai che mi chiedo spesso: Ma cosa vuole di più, Aurelia dalla vita?
Camillo
- Mah, il fatto è che lei è
una a cui piacerebbe fare vita di società, le piace vedere e farsi vedere dalla
gente, io invece sono proprio l’opposto!
Ottavia
- Oh, anch’io amo la
tranquillità della casa, sai? Non sopporto di andare sempre in giro di qua e di
là! Quando posso mi piace tanto oziare, soprattutto la domenica mattina!
Camillo
- A chi lo dici!
Ottavia
- Eh sì, Aurelia è proprio
come dici tu, io gliel’ho detto tante volte, da amica: ‘non essere così
scostante, sii più presente in casa, altrimenti Camillo…’
Camillo
- Eh, lo so… ma parlate di
queste cose fra di voi?
Ottavia
- Certamente, anche se lei
non mi dà mai retta. Io invece esco talmente poco… (Si alza per mostrarsi meglio) per esempio questo abito che indosso
l’ho comprato ormai cinque anni fa, (Con
le mani se lo adatta al corpo) pensa, per farti capire quanto poco mi
interessa la mondanità. Pensi che mi stia ancora bene?
Camillo
- Sì, sì, molto bene.
Ottavia
- È un po’ troppo lungo e
fuori moda, dovrei accorciarlo un po’. Che ne dici? (Solleva l’abito di qualche centimetro)
Camillo
- Sì, così andrebbe bene
Ottavia
- Dici?
Camillo
- Beh, se è passato di moda sarebbe
una buona idea, accorciarlo un po’.
Ottavia
- Eh sì. (Indica la borsetta) Anche quella
borsetta, chissà quanti anni avrà… l’avevo acquistata per il matrimonio di mio
fratello ma a Aurelia è piaciuta tanto perché fa pendant col suo vestito.
Camillo
- Cosa fa…?
Ottavia
- Pendant… pendente… insomma s’intona.
Camillo
- Ah! (Ottavia guarda in silenzio Camillo)
Cosa c’è?
Ottavia
- Niente, stavo pensando che
dovremmo frequentarci di più, noi due, visto che abbiamo tante cose in comune.
Camillo
- Eh, non è facile, tra il
lavoro e…
Ottavia
- e… ?
Camillo
- … e Aurelia, capisci…
Ottavia
- Sì, capisco.
Camillo
- Già.
Ottavia
- (Con atteggiamento seduttivo) Ma volendo…
Camillo
- (Cercando anch’egli di assumere un atteggiamento a suo modo seduttivo)
Beh, certo, volendo…
Ottavia
- (Senza muoversi, guardando Camillo) Eh, Camillo…
Camillo
- (Guardando Ottavia) Eh, Ottavia…
Ottavia
- (Restando immobile) Bene, adesso è meglio che vada.
Camillo
- Ma no, resta pure, c’è
ancora un po’ di tempo.
Ottavia
- (Fintamente sorpresa dalla frase di Camillo) C’è ancora un po’ di tempo…?
Camillo
- Volevo dire: c’è ancora un
po’ di tempo prima che…
Ottavia
- … torni Aurelia?
Camillo
- Già. Ti posso offrire
qualcos’altro? Un altro caffè?
Ottavia
- No, no, (Guardando Camillo con sguardo ammaliatore)
poi mi eccito troppo.
Camillo
- Allora un cappuccino?
Ottavia
- (Avvicinandoglisi un po’) No, no, è meglio che vada.
Camillo
- Un latte macchiato.?
Ottavia
- (Gli si avvicina ancora un po’) No, no, adesso vado.
Camillo
- Una spremuta.?
Ottavia
- (È ormai di fronte a lui) Di cosa?
Camillo
- Di cosa la vorresti?
Ottavia
- Di te!
Camillo
- (Ormai sopraffatto) Allora spremimi!
Ad Ottavia non resta che
mettergli le braccia attorno al collo e baciarlo. In questo preciso momento entra Aurelia, li vede, si ferma sulla
porta, esterrefatta, mentre i due continuano a baciarsi ignari della sua
presenza.
Aurelia
- (Allibita ed incredula) Camillo!
Camillo
- (Staccandosi da Ottavia e non sapendo cosa dire) Sì?
Aurelia
- (Femminilmente aggressiva) Ottavia!
Ottavia
- Aurelia, non pensare male.
Camillo
- (Inventandosi una scusa patetica) Ottavia stava uscendo e ci stavamo
salutando.
Aurelia
- Ah! E se doveva partire per
un lungo viaggio cosa le facevi? (A
Ottavia) Sparisci subito da davanti a me e da questa casa! Schifosa! (Vede la borsetta sul mobile, la prende e
gliela tira) Tu e la tua borsetta da quattro soldi! E non farti più vedere
né sentire! Tu per me sei morta!
Ottavia
- Aurelia stai esagerando.
Aurelia
- Sto esagerando?? Allora non
mi hai mai vista quando esagero davvero! Mia cara amica puttanella da
strapazzo! (La prende per i capelli e la
trascina verso la porta)
Ottavia
- (Prima di essere condotta fuori da Aurelia fa in tempo a rivolgersi a Camillo)
C’era ancora un po’ di tempo, eh? (Esce con la borsetta in mano)
Il Narratore entra con cautela mentre Aurelia si rivolge a Camillo,
lo guarda con ira crescente ed inizia ad avvicinarsi a lui.
Camillo
- Scusa, devo andare un attimo
in bagno. (Indietreggia) Torno
subito. (Esce verso le camere)
Aurelia
- (Va ad affacciarsi alla porta che conduce alle camere) È proprio
quello il tuo posto! Brutto stronzo che non sei altro! (Esce)
Narratore
- Cosa vi avevo detto? È successo
proprio quello che temevamo ma non immaginavo nemmeno io che il diavolo ci
mettesse lo zampino e facesse precipitare così presto la situazione. Ora siamo
in pieno dramma, amici miei, e Camillo ha ben poche armi per potersi difendere
dall’ira di Aurelia. E noi, impotenti spettatori, non possiamo fare altro che
assistere con apprensione alle vicende che seguiranno. (Esce)
Aurelia
- (Entra proseguendo il discorso che stava facendo fuori della porta del bagno)
Ah, ma io ti aspetto qui, al varco! Tanto non credo che avrai il coraggio di
affogarti con la testa nella tazza del cesso! Stronzo un’altra volta tanto per
restare in tema!
Camillo
- (Entra) Non ti avevo mai
sentito inveire così.
Aurelia
- E ho appena fatto la
Comunione! Pensa cosa ti dicevo se non ero in pace col mondo!
Camillo
- Io non so davvero cosa m’è successo…
com’è potuta accadere una cosa del genere.
Aurelia
- Ah te lo spiego io cosa t’è
successo: Quella lì non fa altro che andare a caccia di… intrallazzi! Tu lo
sapevi bene e chiaramente non te la sei lasciata sfuggire! Hai voluto fare il
giovanotto! Il Don Giovanni da quattro soldi! Spudorato! Cosa ti avevo
ricordato prima di uscire? Eh? Dimmelo! Dimmelo, dai!
Camillo
- Di non fare…
Aurelia
- Di non fare…?
Camillo
- Di non fare lo stupido con
lei.
Aurelia
- Ecco! E tu magari ci avevi
già fatto su un pensierino! Vero?
Camillo
- No!
Aurelia
- No, eh? Io Camillo non ti
riconosco più! Non mi aspettavo da te una cosa simile! (Ancor più minacciosa) A meno che questa faccenda non vada avanti
già da tempo! In questo caso stai attento che se lo vengo a sapere t’ammazzo
con queste mie mani!
Camillo
- No, no! Te lo giuro! È
stato… un fulmine a ciel sereno!
Aurelia
- No, a casa mia si chiama
“una botta e via!” Comunque non ti credo, Camillo, ormai non credo più a quello
che dici.
Camillo
- (Cercando di razionalizzare il suo comportamento) Anche se non mi
credi più ti dico io, allora, perché è successo tutto questo! È perché Ottavia
mi ha fatto ragionare sul tuo, di comportamento, sul tuo carattere: sei una
che… che non cura per niente la casa, che è scostante, che pensa a far vita
mondana…
Aurelia
- (Al massimo dell’ira) Io non curo la casa? Faccio vita mondana? Ma
se sto tutta la settimana a sgobbare in quel negozio e l’unica occasione di
uscita è per andare a Messa!! Ma come ti permetti di accusarmi di certe cose?
Imbecille!
Camillo
- (Cerca di attenuare le accuse sapendo di aver detto una stupidaggine)
Beh, era così per dire.
Aurelia
- Ah, è proprio il momento di
dire le cose così per dire! Allora sai cosa facciamo mio caro? Adesso io prendo
le mie cose e me ne vado, così avrai tempo tu, di curare la casa e di
riflettere sulla tua fetenzia. (Esce verso le camere mentre entra il
Narratore e va a mettersi in un angolo della scena)
Camillo
- (Ad alta voce) E dove andrai?
Aurelia
- (Da fuori) Non vengo a dirlo certamente a te!
Camillo
- (C.s.) Dai, Aurelia, non fare così!
Aurelia
- (C.s.) Certo che farò così!
Camillo
- (C.s.) E domani, in negozio…?
Aurelia
- (C.s.) Ti ci porti Ottavia!
Camillo
- (C.s.) Vorrai scherzare! (Ci
pensa su) Lei non s’intende mica, di pasta, di prosciutti e di salami!
Aurelia
- (C.s.) Se ne intende, se ne intende…
Camillo
- (C.s.) E il battesimo di oggi pomeriggio?
Aurelia
- (Entra con una valigia mezzo piena in cui aggiunge qualcos’altro) Lascia
perdere il battesimo! In questo momento sto pensando più alla tua Estrema
Unzione! (Chiude la valigia) Ecco, tutto
il resto verrò a prenderlo in un secondo momento. Così avrai meno cose da
sistemare in casa! (Si avvia con la
valigia)
Camillo
- E Adriano?
Aurelia
- (Si ferma davanti all’uscita esterna) Dovevi pensarci prima, a tuo
figlio. Comunque non credo che tu abbia il coraggio di dirgli quello che hai
combinato perciò stai tranquillo, lo informerò io! Ti saluto, bestia! (Esce)
Rimasto solo, Camillo si accascia
sulla poltrona con le mani sul viso.
Narratore
- Sembra proprio che non ci sia
via di scampo: la frittata è stata fatta. E cosa può fare un uomo in una
situazione del genere se non affidarsi, confidarsi e sfogarsi con un amico? E
l’unico amico che Camillo ha a portata di mano è proprio lui: Arturo. (Esce)
Camillo
- (Con fare agitato) Ma tu guarda che situazione! Adesso cosa faccio? Dove
vado? (Si alza) Mi faccio un caffè…
no, basta coi caffè, per oggi! (Estrae il
cellulare dalla tasca, lo osserva) Arturo… no, quello poi mi consiglia di
fare meditazione
per… per sviluppare l’autocoscienza e acquisire la padronanza delle emozioni; mi
farà prendere i fiori di Mozart… no, non è Mozart… Poi mi ricorderà che non
dormo con la testa verso… (Ci pensa)
dove doveva essere rivolta la testa? Va bè ma se non chiamo lui chi chiamo? (Compone il numero) Arturo… sono io… ah
l’avevi intuito? Hai anche le… le precognizioni?... Ah, hai letto il numero. Senti,
puoi venire da me un momento?... Sì, c’è un problema… Adesso non sto a dirtelo
al telefono, vieni qui e ti spiego tutto. Perché? non sei a casa?... Ah sì, allora
cosa ti ci vuole? Stai al piano di sotto!... Ah, capito: ogni cosa deve essere
fatta con calma, è giusto, è giusto. (Si
risiede in poltrona) Devo ripetere quello che dici? (Ripete quello che Arturo gli sta dicendo al telefono)… seguendo un
ritmo naturale… sì… evitando azioni brusche e disarmoniche… sì… che impediscono
un buon rilassamento… va bene, fa’ presto però! (Chiude la telefonata)
Stamattina era tutto tranquillo… (Si
rialza, arrabbiato con se stesso) Ma guarda un po’che cosa sono andato a
combinare! Una fesseria che può trasformare una vita! E Adriano? adesso cosa
penserà di suo padre?
Arturo
- (Entrando) C’era la porta
aperta.
Camillo
- Deve averla lasciata aperta
mia moglie.
Arturo
- Allora? Che cosa è
successo?
Camillo
- (Con fare alterato) Un casino, Arturo, un casino.
Arturo
- Infatti ti vedo teso, rilassati
e raccontami tutto.
Camillo
- È una parola!
Arturo
- Siediti in poltrona… così,
ora inspira ed espira. (Gli si pone
dietro e gli massaggia lievemente le tempie con i polpastrelli) Avanti,
liberati.
Camillo
- È successo che… che Aurelia
mi ha sorpreso mentre baciavo Ottavia.
Arturo
- Ah, capisco.
Camillo
- Capisci?
Arturo
- (Continuando il massaggio) Certo, è il suo abbandono ti ha
certamente provocato uno squilibrio esistenziale.
Camillo
- Sì, praticamente m’ha messo
col culo per terra.
Arturo
- (Continuando il massaggio) Ma Camillo, come hai fatto a cadere in
una trappola del genere? Non conosci Ottavia? Non sai che donna è?
Camillo
- Sì ma è stato appunto uno
sbandamento, uno sbandamento…
Arturo
- (Gli consiglia la terminologia esatta mentre continua il massaggio)…
emotivo…
Camillo
- … emotivo, che s’è aggiunto
alla disgrazia del suo ritorno improvviso.
Arturo
- (Termina il massaggio) Eh, ti comprendo benissimo, caro Camillo! Ti
capisco benissimo e ti voglio confessare una cosa anche se ciò non può ridarti
subito la tua stabilità emotivo – sensoriale.
Camillo
- Cioè?
Arturo
- Devi sapere che anche a me
è capitato di avere un, diciamo così, contatto emozionale con quella donna.
Camillo
- Diciamo così.
Arturo
- Sì, diciamo così, ma poi
ci ho meditato sopra e il mio intimo spirito mi ha consigliato di sciogliermi
da quel laccio prima che esso diventasse troppo stretto, mi capisci?
Camillo
- Ecco perché stamattina ce
l’aveva con te.
Arturo
- Già.
Camillo
- (Torna ad essere agitato) Ad ogni modo tu sei riuscito ad evitare
delle conseguenze drammatiche, io no! Adesso cosa faccio? Cosa posso fare?
Arturo
- Potresti dirle
semplicemente la verità: è stato uno allentamento istintivo dei sensi che non
ha niente a che vedere con i sentimenti profondi che provi per tua moglie.
Camillo
- È quello che ho provato a
dirle ma lei non ha voluto sentir legge; è partida in quarta, ha fatto la
valigia e ha chiuso baracca…
Arturo
- … e burattini.
Camillo
- … e burattini.
Arturo
- Certo, perché era in uno
stato psicologicamente alterato, ma vedrai che questa sua condizione si
placherà e tornerà presto a casa. Sono sicuro che prima di andarsene ha
pronunciato almeno una parola, per darti un barlume di speranza, vero? Cosa ti
ha detto?
Camillo
- Strónz.
Arturo
- Non è la parola migliore.
Camillo
- No.
Camillo
- (Continuando il massaggio) Eh. E lei ha preso ed è andata via di
casa.
Arturo
- Ah.
Camillo
- Eh.
Arturo
- (Continuando il massaggio) E il suo abbandono ti ha certamente provocato
uno squilibrio esistenziale.
Camillo
- Sì, praticamente mi ha messo
col culo per terra.
Arturo
- (Continuando il massaggio) Ma Camillo… come hai fatto a cadere in
una trappola del genere? Non conosci Ottavia? Non sai che donna è?
Camillo
- Sì ma è stato appunto uno
sbandamento, uno sbandamento…
Arturo
- (Gli consiglia la terminologia esatta mentre continua il massaggio)…
emotivo…
Camillo
- … emotivo, che si è aggiunto
alla sfiga del suo ritorno improvviso.
Arturo
- (Termina il massaggio) Eh, ti comprendo benissimo, caro Camillo! Ti
capisco benissimo e… ti voglio confessare una cosa, anche se ciò non può ridarti
subito la tua stabilità emotivo – sensoriale.
Camillo
- Cioè?
Arturo
- Ecco: devi sapere che anche
a me è capitato di avere un, diciamo così, contatto emozionale con quella
donna.
Camillo
- Diciamo così.
Arturo
- Sì, diciamo così, ma poi
ci ho meditato sopra e il mio intimo spirito mi ha consigliato di sciogliermi
da quel laccio prima che esso diventasse troppo stretto, mi capisci?
Camillo
- Ecco perché stamattina lei
ce l’aveva con te.
Arturo
- Già.
Camillo
- (Torna ad essere agitato) Comunque tu sei riuscito ad evitare
conseguenze drammatiche, io no! Cosa faccio adesso? Cosa posso fare?
Arturo
- Potresti dirle
semplicemente la verità: è stato uno allentamento istintivo dei sensi che non
ha niente a che vedere con i sentimenti profondi che provi per tua moglie.
Camillo
- È quello che ho provato a dirle
ma lei non ha sentito legge; è partita in quarta, ha fatto la valigia e ha
chiuso baracca…
Arturo
- … e burattini.
Camillo
- … e burattini.
Arturo
- Certo, perché era in uno
stato psicologicamente alterato, ma vedrai che questa sua condizione si
placherà e tornerà presto a casa. Sono sicuro che prima di andarsene ha pronunciato
almeno una parola, una parola per darti un barlume di speranza, vero? Cosa ti
ha detto?
Camillo
- Bestia.
Arturo
- Beh, non è la parola
migliore.
Camillo
- No.
Arturo
- Quando una donna ti lascia
così, la situazione in effetti non è facilmente risolvibile.
Camillo
- Dici?
Arturo
- Beh… (Pausa)
Camillo
- Ho bisogno di un qualche
aiuto perché non so proprio cosa fare.
Arturo
- Ascoltami, Camillo: Tu sei
sempre stato scettico verso i miei principi ma se questa volta vuoi seguirmi
con convinzione… una soluzione si potrebbe trovare.
Camillo
- (Speranzoso) Se hai una soluzione ti seguirò dove vuoi! Dormirò con
la testa a nord…
Arturo
- (Lo corregge)… a sud.
Camillo
- … a sud, sposterò l’ingresso
dell’appartamento…
Arturo
- (Lo interrompe) No, niente di tutto questo. Dovresti fare solo un
grosso sforzo psico – mentale per raggiungere un’altissima vibrazione
energetica.
Camillo
- Spiegati meglio.
Arturo
- Vedi: è scientificamente provato,
e alcuni lo hanno già sperimentato, che tramite una intensa volontà psico – sensoriale
una persona ha la possibilità di tornare ad una situazione antecedente,
riviverla e, in parte, modificarla.
Camillo
- Mi stai dicendo che… io
potrei tornare a stamattina e… cambiare quello che è successo?
Arturo
- Sì, se veramente lo
desideri e se hai la forza mentale necessaria, perché naturalmente non tutti ce
la fanno.
Camillo
- Non è che mi stai prendendo
in giro?
Arturo
- Sai che su certe cose io
non scherzo mai. Mi hanno raccontato di alcune persone che hanno provato con buoni
risultati. Per esempio, conosci Arsenio, no?
Camillo
- Certo, quello che ha vinto
tutti quei milioni al Totocalcio.
Arturo
- Sì, solo che la prima
volta aveva fatto solo quattro.
Camillo
- Vuoi dire che è… è tornato
indietro e ha rigiocato la schedina??
Arturo
- Già, e ha potuto così
giocare la colonna vincente!
Camillo
- Ma non ti dico…! (Lo guarda) Non stai scherzando, vero?
Arturo
- No, non sto scherzando, e
se davvero te la senti di provare… ti aiuterò volentieri.
Camillo
- Ma se non funziona cosa
succederà?
Arturo
- Niente, resterà tutto come
adesso.
Camillo
- (Dopo un secondo di angosciosa riflessione) Arturo…
Arturo
- Camillo…
Camillo
- Voglio provare.
Arturo
- Ne sei sicuro?
Camillo
- (Determinato) Sì.
Arturo
- Bene, allora siediti qui
in poltrona, chiudi gli occhi, concentrati e torna con la mente indietro fino a
stamattina, prima dell’incidente, come quando si riavvolge un film… ci sei? (Camillo esegue le direttive di Arturo)
Camillo
- Ci sono, (Lo guarda) ma non ho la testa verso sud.
Arturo
- Non fa niente, chiudi gli
occhi, ora ti aiuterò io: (Pausa) Siamo
qui…
Camillo
- Sì.
Arturo
- Ora io devo ancora entrare
e tu mi stai chiamando al cellulare. Prova intensamente a rivivere la scena.
Camillo
- (Rivive la scena ad occhi chiusi) Pronto…
Arturo
- Bene, ora sei con Aurelia.
Camillo
- (C.s.) No, no! Te lo giuro! È stato… un fulmine a ciel sereno!
Arturo
- Andiamo indietro… ora sei
con Aurelia e Ottavia.
Camillo
- (C.s.) Stava uscendo e ci stavamo salutando.
Arturo
- Ancora indietro… ora sei
solo con Ottavia, ricordi?
Camillo
- (C.s.) Posso offrirti qualcosa?
Arturo
- Per un momento sei con me e
con Ottavia, poi solo con me.
Camillo
- (C.s.) Hai avuto problemi, con la luce, ieri sera?
Arturo
- Ancora indietro… ora sei
solo poi con Aurelia.
Camillo
- (C.s.) Ma vai in chiesa combinata così? Cosa c’è, un ballo in
maschera?
Arturo
- Siamo a buon punto, forza,
Camillo. Ora sei solo… cosa stai facendo?
Camillo
- Sto leggendo il giornale.
Arturo
- Bene, è quasi fatta. Ora
tocca a te.
Camillo
- Mi devo rilassare?
Arturo
- No, al contrario: devi
concentrarti e sforzarti per fare uscire la tua carica vitale e farla scendere
nel vuoto per poi ripulirti e rivivere la situazione dal principio con più
leggerezza. Su… sforzati.
Camillo
- (Sforzandosi) Mi sto sforzando.
Arturo
- Fai uscire tutta la carica.
(Camillo si sforza) Ti esce la carica?
Camillo
- (C.s.) Un po’.
Arturo
- Bravo, falla uscire tutta.
Svuotati.
Camillo
- (C.s.) Sì.
Arturo
- Ancora.
Camillo
- (C.s.) Deve uscire tutta?
Arturo
- Tutta.
Camillo
- (Si sforza ancora)… Fatto.
Arturo
- Bene, ora puoi rilassarti
completamente.
Camillo
- Sì.
Arturo
- Ti senti leggero?
Camillo
- Sì.
Arturo
- Cosa stai facendo? (Camillo, ad occhi chiusi, non risponde)
Camillo, dove sei? (Camillo non risponde)
Camillo…
La luce si abbassa fino al buio
totale mentre si sente un rombo di tuono.
Fine del primo atto
Secondo atto
Al riaccendersi della
luce la scena è vuota: È domenica mattina. Entra
il Narratore.
Narratore
- (Entra e si rivolge al pubblico) Signore e Signori, buonasera e
benvenuti. Il signore che vedete qui seduto nel salotto… (Si guarda attorno ma non vede nessuno) Scusate, il signore che
credo sia in camera sua si chiama Camillo Piandini. Camillo, permettetemi di
chiamarlo così, ha un piccolo negozio di generi alimentari, una moglie,
Aurelia, che lavora con lui, e un figlio, Adriano, che non avremo il piacere… che
non… (Si ferma, perplesso, rendendosi
conto della stranezza della situazione) Scusate, credo di aver già detto
queste cose. Io sono il Narratore ma… (C.s.)
credo sappiate anche questo. Ma che strana situazione! Vogliate perdonarmi ma
non so proprio cosa mi sia successo. Con permesso, con permesso, scusatemi. (Esce, imbarazzato,
mentre dall’interno della casa entra
Camillo con aria sorniona, pronto a rivivere e modificare l’evento appena
vissuto; va a prendere il giornale che è sulla poltrona e lo osserva)
Camillo
- (Resta in piedi, sorride) Ah, no, il giornale l’ho già letto.
Aurelia
- (Entra sorseggiando un caffè, quasi pronta per
uscire)
Camillo
- (La osserva) Cafè corretto al cognac...
Aurelia
- Beh? Cos’hai da dire? io,
Camillo, la mattina ho il risveglio lento e il caffè corretto mi dà la giusta
carburazione.
Camillo
- Ah, è vero, la carburazione.
Aurelia
- Sì, la carburazione, perché
sono io che sto dietro al banco a servire i clienti, non come te che stai
stravaccato alla cassa solo a riscuotere i soldi!
Camillo
- Ti ho già detto che io sto
seduto, non sto stravaccato.
Aurelia
- Guarda che non me l’hai
detto.
Camillo
- (Sempre con aria sorniona) Te l’ho detto, te l’ho detto..
Aurelia
- No che non me l’hai detto,
comunque è vero, tu stai stravaccato. Stai sempre, stravaccato! (Finisce il caffè)
Camillo
- Nella moka è rimasto un
goccio di caffè ghiacciato per me, è vero?
Aurelia
- Sì, sì. (Esce verso la cucina)
Camillo
- (Ad alta voce) Bene! Caffè corto e ghiacciato!
Aurelia
- (Rientra) Così non ti
bruci la lingua. (Si finisce di preparare)
Allora io esco.
Camillo
- Verrei volentieri a Messa
con te ma devo aspettare Ottavia.
Aurelia
- (Perplessa e indagatrice) E tu che ne sai che deve venire Ottavia?
Camillo
- (Impacciato) Ehm… me l’hai accennato ieri.
Aurelia
- Sei sicuro? Io non me lo
ricordo. Poi come sarebbe a dire ‘sto fatto che vorresti venire a Messa con me
se sono anni che non respiri il profumo d’incenso? L’ultima volta che ho parlato
di te con Don Mario ho dovuto fargli vedere una tua fotografia perché non
ricordava nemmeno come sei fatto!
Camillo
- Appunto! ma stamattina è
andata così, m’era venuta voglia, ma purtroppo deve venire Ottavia…
Aurelia
- (Ancora dubbiosa) Ma è sicuro che te l’avevo detto?
Camillo
- Cavolo! Sono sicuro sì, se
no come facevo a saperlo?
Aurelia
- (C.s.) Mh, comunque è vero, deve venire a portarmi…
Camillo
- …una borsetta.
Aurelia
- … Sì, poi ti ricordi che
alle quattro abbiamo il battesimo del figlio di Anna?
Camillo
- Sì, sì, mi ricordo di questa
condanna e che tu non hai una borsetta da cerimonia.
Aurelia
- E no che non l’ho! Con
tutta la vita sociale che facciamo io e te…! In vita mia ho maneggiato solo
sacchetti della spesa! Figuriamoci se ho una trousse!
Camillo
- Una trousse con strisce di
strass.
Aurelia
- Imbecille! Ah, poi, la
borsetta di Ottavia mettila in camera da letto (Lo fissa con intenzione)… e vedi di non fare lo stupido con lei!
Camillo
- Lo stupido con lei?? ma come
ti viene in mente ‘una cosa del genere? A me Ottavia mi sta anche un po’ antipatica!
Aurelia
- Sì, sì, la sai lunga, tu. (Lo osserva) Com’è che oggi non ti sei spaparanzato
sulla pultrona?
Camillo
- T’ho già detto che io mi metto
seduto, non mi spaparanzo!
Aurelia
- Guarda che non me l’avevi
detto.
Camillo
- Sì che te l’ho detto.
Aurelia
- No! ad ogni modo tu ti
spaparanzi! ti spaparanzi sempre!
Camillo
- (Guardandole l’abito) Carino quel vestitino.
Aurelia
- (Guardandosi l’abito) E com’è questo apprezzamento a ciel sereno?? È
il solito vestito che metto per andare in chiesa.
Camillo
- Beh, mi sembra adatto.
Aurelia
- (Perplessa) Mh, ti ringrazio, allora io vado. (Esce)
Camillo
- (Le grida dietro) Stai attenta a non scivolare sul sagrato della
chiesa! (Tra sé) Mh, finora è andata bene
ma mi sa tanto che non riesco a evitare il battesimo di oggi pomeriggio! ho
davvero paura che fra un po’ vedremo cose assurde come nei matrimoni: è facile
che fra un po’ faranno i viaggi di battesimo: porteranno il neonato in “Luna di
latte” e al ritorno ci massacreranno con l’album di fotografie! … Questa è
stata la sua prima poppata a Venezia… cambio di pannolino alle Maldive con
palma sullo sfondo… E già, non c’è più religione! (Si siede in poltrona, soddisfatto di come sta procedendo la situazione)
Narratore
- (Entra e si rivolge al pubblico) Vogliate perdonarmi, Signore e Signori,
per un momento sono rimasto inconsapevolmente coinvolto anch’io in questa…
ripetizione temporale ma ora sono rientrato nel mio ruolo e vi illustrerò a
dovere tutto quello che accadrà.
Camillo
- Un battesimo alle quatre del
pomeriggio! Ma dove s’è mai visto?
Narratore
- (Al pubblico) Vedete com’è soddisfatto per come sta procedendo la
situazione anche se continua a bofonchiare per via del battesimo? Si e
dimenticato perfino del suo caffè! Tra poco sentirete anche suonare il
campanello d’ingresso ma sapete già che sarà Arturo che viene ad interrompere
il suo tranquillo relax. (Si sente
suonare il campanello d’ingresso. Il Narratore fa un gesto per dire
“Proprio quello che ho appena detto”)
Camillo
- Ecco Arturo. (Esce
e rientra con Arturo) Oh, Arturo, sai che quella cosa sta funzionando?
Arturo
- Quale cosa?
Camillo
- Quella del...
Arturo
- … della tisana che ti
avevo consigliato per la cattiva digestione?
Camillo
- Ma che tisana… parlavo del…
va be’, lascia stare, te lo dirò quando avrò risolto tutta la situazione.
Arturo
- Ah, perché hai una
situazione da risolvere? C’è qualche problema col tuo io interiore?
Camillo
- Soprattutto quello
esteriore.
(Il Narratore
lentamente esce)
Arturo
- Allora ho fatto bene a
venire a farti visita anche se è domenica mattina! Hai già fatto colazione?
Camillo
- (Mentendo) Sì, sì, ho già fatto una leggera colazione con latte e fiocchi
di farro…
Arturo
- Bravo!
Camillo
- (C.s.) Sì, poi ho fatto un po’ di meditazione…
Arturo
- Bravissimo!
Camillo
- Sì, e alla fine mi son detto:
che strazio ! come mai ancora non ariva Arturo a rompere la monotonia de questa
domenica mattina?
Arturo
- Questo significa che il
meditare ti ha portato ad un livello superiore di precognizione, infatti…
eccomi qua!
Camillo
- Infatti non vedevo l’ora che
arrivassi!
Arturo
- (Mette una mano sulla spalla di Camillo) Eh, il paranormale!
Camillo
- (Credendo che si riferisca a lui, mette una mano sulla spalla di Arturo)
Beh, anche te pari normale ma conoscendoti meglio… qualcosa si intuisce.
Arturo
- Realtà o immaginazione?...
mah!
Camillo
- Mah.
Arturo
- (Osservando Camillo con sguardo professionale) Cosa c’è?
Camillo
- (Preso alla sprovvista) Cosa c’è?
Arturo
- Non far finta di niente,
Camillo; di solito sei molto irrequieto, oggi invece si vede chiaramente che
sei più rilassato.
Camillo
- È vero, sono più tranquillo
(Sornione) e grazie a te.
Arturo
- Grazie a me? e perché?
Camillo
- Ti ho detto che te lo dirò
quando si sarà concluso tutto quanto.
Arturo
- Ti è capitato qualcosa di
gradevole? Hai ricevuto degli influssi positivi?
Camillo
- Eh eh eh, pare di sì!
Arturo
- Sono contento per te,
questa condizione si rifletterà anche sul tuo ménage famigliare e tutta la casa
ne risentirà positivamente.
Camillo
- Ah, certo! ne risentirà
soprattutto l’umore di Aurelia!
Arturo
- (Gli si pone dietro appoggiandogli le mani sulle spalle, sorpreso per il
rilassamento muscolare che sente in Camillo) Ma senti qui, di solito sei
teso come una corda di violino, invece oggi…
Camillo
- … sono sciolto come un
elastico! Aspetta, fammi un po’ sentire come sei messo tu, invece…
Arturo
- Vuoi avvertire se io
ho delle tensioni?
Camillo
- Sì, fai provare a me. (Gli si pone dietro appoggiandogli le mani
sulle spalle con l’intento di vendicarsi amichevolmente) Eh, eh, qui non va
mica tanto bene… avverto dei tiramenti.
Arturo
- (Lo corregge) Delle tensioni.
Camillo
- Sì, (Con fare professionale) perché sento… sento una certa rigidità
posturale che potrebbe influire negativamente sia sulla tua anatomia che sul
tuo stato emotivo e fisiologico.
Arturo
- (Coinvolto dall’atteggiamento di Camillo) Ma dai… la senti davvero?
Camillo
- Certo! allora adesso ti
eserciterò un massaggio sovrascapolare che faciliterà il passaggio di una più
vibrante energia vitale attraverso il tuo sistema psicofisico e ti riporterà in
congiunzione con i più profondi influssi astrali. Chiudi gli occhi. (Inizia a massaggiargli le spalle)
Arturo
- Accidenti! Ma ci sai fare!
Camillo
- Eh, me lo hai insegnato tu,
caro amico mio. Adesso gira la testa verso nord. (Arturo esegue girando la testa verso destra) Adesso verso sud. (Arturo esegue girando la testa dalla parte
opposta) Adesso lievemente verso est…
Arturo
- Perché verso est?
Camillo
- (Inventa) Ehm, perché da quella parte c’è il sol levante che ti
trasmette energia e ti mette in sintonia con l’universo!... (Con la mano sotto il mento gli spinge in
dietro la testa) Senti che sintonia?
Arturo
– In effetti avverto un
certo beneficio.
Camillo
- È chiaro, è la tensione che
si allenta. Quando vai a dormire, invece di tenere sempre la testa verso sud,
ogni tant piegala verso est, altrimenti dormi sbilenco, puoi prendere una piega
storta e la cervicale ne risente.
Arturo
- Ti ringrazio, ci proverò.
Camillo
- (Guarda l’orologio) Ascoltami, Arturo, però adesso sarebbe meglio se
tornassi a casa.
Arturo
- Perché?
Camillo
- Eh, perché sta par arrivare Ottavia.
Arturo
- Oddìo!
Camillo
- Già, e mi pare che fra te e lei
non corra buon sangue.
Arturo
- E tu come fai a saperlo?
Camillo
- Ehm, mi pare che mi avevi
accennato qualcosa tempo fa.
Arturo
- (Perplesso) Ah sì?
Camillo - Sì,
sì, adèss va’ via subito se no vi incontrate per le scale.
Arturo
- (Uscendo) Ti ringrazio, ti
ringrazio tanto, sei davvero un amico!
Camillo
- Ma figurati! (Tra sé, pronto ad affrontare la situazione)
Porca paletta, adesso che arriva Ottavia sarà il momento cruciale e dovrò stare
molto attento: dovrò dosare ogni parola e controllare ogni movimento, con quella
maliarda rubacuori! (Campanello)
Eccla! (Esce e rientra con Ottavia)
Ottavia
- Ho portato la borsetta per
Aurelia.
Camillo
- (Ad Ottavia) Sì, lo so, accomodati.
Ottavia
- (Porgendogli la borsetta) A proposito, non c’è?
Camillo
- (Con la borsetta in mano) No, lei è andata a Messa e mio figlio è a
studiare a Bologna.
Ottavia
- Ah, capisco.
Camillo
- (Tra sé) Anch’io. (A Ottavia)
Posso offrirti qualcosa?
Ottavia
- Prendo volentieri un caffè,
grazie.
Camillo
- È vero, non l’ho preso
nemmeno io! Lo faccio subito, aspetta lì…. (Si
avvia) Ah, la borsetta. (L’appoggia
su di un mobile) Liscio e senza zucchero, vero?
(Entra
il Narratore e osserva la scena
fra i due)
Ottavia
- Come fai a saperlo?
Camillo
- Intuito maschile. Anch’io lo
prendo così. (Esce e si riaffaccia)
Caldo bollente che scotta!
Ottavia
- (Ad alta voce) Vedo che abbiamo gli stessi gusti!
Ottavia si alza e gira un
po’ per la stanza osservandone i particolari mentre il Narratore osserva
Ottavia in modo compiaciuto.
Il
Narratore - (Al pubblico) Certo che Ottavia è proprio una bella donna. Posso
capire benissimo perché Aurelia, prima di uscire si è raccomandata a Camillo di
non fare lo stupido con lei e perché Camillo è caduto nella sua rete. Ma per
fortuna ora ha un’altra possibilità… (Esce)
Ottavia
- (Ad alta voce) È tanto che non venivo qui ma vedo che non è cambiato
niente.
Camillo
- (Da fuori) No no, niente di niente.
Ottavia
- Eppure una donna, in casa,
ogni tanto dovrebbe aggiungere qualcosa di nuovo, abbellire, rinnovare un po’
l’ambiente dove vive. (Si guarda ancora
attorno) Capisco che Aurelia lavora tutto il giorno in negozio e che la
sera è stanca ma… cosa vuoi che ti dica, se devo essere sincera questa casa la
vedo un po’… smorta, trascurata, ecco. Anche tu lavori tutto il giorno e hai il
diritto di vivere in un ambiente confortevole, accogliente e che ogni tanto cambi
aspetto, altrimenti viene la malinconia… se ogni tanto non si cambia qualcosa nel
tran tran quotidiano, mi capisci? (Alza
la voce per essere certa che Camillo la senta) Mi capisc?
Camillo
- (Da fuori) Sì sì.
Ottavia
- Mi raccomando: non dirlo ad
Aurelia, per carità, permalosa com’è potrebbe offendersi a morte. (Torna a sedersi)
Camillo
- (Entra con le due tazzine di caffè in mano) No, no, non le dico niente,
sta’ tranquilla. (Le porge la tazzina)
Prendilo subito se no si raffredda.
Ottavia
- Premuroso.
(C’è un lungo silenzio in cui Ottavia, mentre
sorseggia il caffè, guarda Camillo con intenzione e come se lo vedesse per la prima
volta. Anche Camillo, durante questo lungo silenzio, sorseggia il caffè
guardandola con un sorriso sornione)
Ottavia
- Allora? cosa mi racconti?
Camillo
- Cosa vuoi che ti racconti
dopo vent’anni giusti giusti di matrimonio.
Ottavia
- Accidenti! ti ricordi molto
da quant tempo sei sposato!
Camillo
- Eh sì, perché mi sono
sposato subito dopo il mio ricovero per… durante la luna di miele la Coppa è
stata vinta dal Bayern… (Si corregge)
no, non era il Bayern, era il Real Madrid… Adriano adesso ha diciannove anni, è
nato in ottobre… è facile fare i conti.
Ottavia
- Io dopo dieci anni ero già
alla disperazione! Ma come fai?
Camillo
- Si sopporta, si sopporta.
Ottavia
- (Con finta preoccupazione) Perché dici così? Hai forse dei problemi con
Aurelia? Me lo puoi dire, se vuoi.
Camillo
- No no, è tutto a posto!
Ottavia
- (Posando la tazzina) Complimenti, questo caffè è proprio buono.
Camillo
- Grazie, è tutta arabica.
Ottavia
- Tutta arabica… si sente! (Guardando Camillo) Ti lascia in bocca un
aroma… gustoso!
Camillo
- Già.
Ottavia
- Posso fumare?
Camillo
- Verto, fai pure! (Mentre Ottavia accende una sigaretta Camillo
sta per mettere un posacenere alla sua sinistra, poi ci ripensa e lo pone sulla
destra) È meglio a destra, vero?
Ottavia
- (Piacevolmente sorpresa) Che sensibile intuizione hai avuto! In effetti
sono abituata a tenerlo a destra perché ho il viziaccio di fumare a letto dove ho
appunto il comodino sulla destra.
Camillo
- Ecco fatto.
Ottavia
- Tu da che parte del letto
dormi?
Camillo
- Io dormo dalla parte
sinistra, (Inclina la testa all’indietro
come se stesse sdraiato) con la testa verso nord.
Ottavia
- Ah bene, (Sorridendo) quante cose combaciano, tra noi,
eh?
Camillo
- Combaciano, combaciano…
Ottavia
- Ma tornando al discorso di
prima: Aurelia è proprio fortunata ad avere un marito come te: tu sei un
lavoratore…
Camillo
- Sì, sì.
Ottavia
- Hai cresciuto un figlio
adorabile.
Camillo
- Sì, sì.
Ottavia
- Sai fare un buon caffè!
Camillo
- Sì, sì.
Ottavia
- Come uomo sei… piacente.
Camillo
- (Imbarazzato) Beh.
Ottavia
- Sei fedele.
Camillo
- (Immediatamente) Fedelissimo!
Ottavia
- Ah, se avessi io, un uomo
come te! Sai che ogni tanto me lo chiedo? Ma cosa vuole di più, Aurelia, da la
vita?
Camillo
- Mah, c’è solamente il fatto
che lei è una a cui piace fare la vita di società, le piace vedere e farsi
vedere dalla gente, io invece sono proprio l’opposto!
Ottavia
- Oh, anche a me piace la
tranquillità della casa, sai?
Camillo
- Sì, sì.
Ottavia
- Non sopporto di andare
sempre in giro di qua e di là! Quando posso mi piace tanto oziare, soprattutto
la domenica mattina!
Camillo
- A chi lo dici!
Ottavia
- Eh sì, Aurelia è proprio
come dici tu, io gliel’ho detto tante volte, da amica: non essere così scostante,
sii più presente in casa, se no alla fine Camillo…’ No…?
Camillo
- Eh sì, può succedere.
Ottavia
- Già… anche se lei non mi dà
mai retta. Io invece esco tanto poco… (Si
alza per mostrarsi meglio) per esempio questo vestito che porto l’ho comprato
ormai cinque anni fa, (Con le mani se lo
adatta al corpo) pensa, per farti capire quanto poco mi interessa la
mondanità. Pensi che mi stia ancora bene?
Camillo
- Sì, sì, molto bene.
Ottavia
- È un po’ troppo lungo ed è
passato di moda, dovrei accorciarlo un po’. Cosa dici? (Solleva l’abito di qualche centimetro)
Camillo
- Magari.
Ottavia
- Prego?
Camillo
- No, dicevo: magari… se è
passato di moda sarebbe una buona idea accorciarlo anche un po’ di più. Ehm… fammi
un po’ vedere come potrebbe venire…
Ottavia
- (Sollevando l’abito di qualche altro centimetro) Così?
Camillo
- Perfetto! Così sei… l’Ottavia
meraviglia del mondo!
Ottavia
- Che grande adulatore, sei!
(Indica la borsetta) Anche quella
borsetta, chissà quanti anni avrà… l’avevo comprata per il matrimonio di mio fratello
ma ad Aurelia è piaciuta tanto perché fa pendant col suo vestito.
Camillo
- Sarebbe a dire che s’intona!
Ottavia
- Bravo!
Camillo
- Beh, ho una certa
sensibilità estetica. Ascoltami, Ottavia… (Consulta
l’orologio)
Ottavia
- Dimmi.
Camillo
- (Parlando velocemente) Niente, stavo pensando che dovremmo frequentarci
di più, noi due, visto che abbiamo tante cose in comune.
Ottavia
- È la stessa cosa che stavo
pensando io! Ma perché parli così veloce?
Camillo
- Eh, lo so io… (Riprende il discorso, sempre parlando
velocemente) Solo che… non è facile, tra il lavoro e…
Ottavia
- e…?
Camillo
- … e Aurelia, mi capisci…
Ottavia
- Sì, capisco.
Camillo
- Già.
Ottavia
- (Con atteggiamento seduttivo) Però volendo…
Camillo
- (Cercando anch’egli di assumere un atteggiamento a suo modo seduttivo)
Beh, volendo…
Ottavia
- (Senza muoversi, guardando Camillo) Eh, Camillo…
Camillo
- (Guardando Ottavia) Eh, Ottavia…
Ottavia
- (Restando immobile) Bene, adesso è meglio che vada.
Camillo
- (Guarda l’orologio) Manca ancora un minuto preciso.
Ottavia
- (Fintamente sorpresa dalla frase di Camillo) Manca un minuto a cosa?
Camillo
- Prima che…
Ottavia
- … torni Aurelia?
Camillo
- (Parla velocemente) Già, se vuoi posso offrirti solo una cosa veloce…
un espresso?
Ottavia
- Un altro? no, (Guardando Camillo con sguardo ammaliatore)
poi mi eccito troppo.
Camillo
- (C.s.) Con un goccio di latte?
Ottavia
- No, no, è meglio che vada.
(Va verso Camillo che guarda l’orologio)
Camillo
- Solo latte…?
Ottavia
- No, no, adesso vado. (Cerca di avvicinarsi a Camillo ma lui
retrocede mantenendo la distanza) Ma perché ti allontani così?
Camillo
- (Guardando l’orologio) Così… posso farti… una spremuta?
Ottavia
- (C.s.) Di cosa?
Camillo
- Di cosa la vorresti?
Ottavia
- Di te!
Ottavia gli si avvicina
per abbracciarlo quando entra Aurelia
e Camillo, vedendola, ha il tempo di deviare il suo percorso e andare a
prendere la borsetta sul mobile.
Camillo
- (Prendendo la borsetta e porgendogliela con calcolata naturalezza)
Ah, ecco la borsetta, Aurelia.
Aurelia
- (A Ottavia) Oh, grazie tante, Ottavia! (A Camillo che è ancora un po’ teso) Non ti avevo detto di metterla
in camera da letto?
Camillo
- (Un po’ più sollevato) Ho pensato che volevi vederla subito!
Aurelia
- (Sorpresa) Premuroso…
Ottavia
- (Con naturalezza ma, di sottecchi, guardando Camillo) Temevo di non fare
in tempo a vederti, Aurelia.
Aurelia
- Sì, hai ragione, cara, sarei
dovuta tornare più tardi ma a mezzogiorno ci sono le Cresime perciò Don Mario
ha fatto una funzione più corta del solito. (Guardando la borsetta) Sì, sì, va proprio a pennello col mio
vestito.
Ottavia
- Sono contenta!
Aurelia
- (Sempre osservando la borsetta) Perché sai, il mio abito ha delle righine
che sono proprio dello stesso colore ma di una tonalità appena appena più chiara
mentre le scarpe, invece, sono leggermente…
Camillo
- (Cercando di partecipare alla conversazione nel modo più naturale
possibile)… più scure. (Entra il Narratore)
Aurelia
- (A Ottavia) Aspetta che te le voglio far vedere. (Esce un attimo verso le camere)
Ottavia
- (Sottovoce, a Camillo) Ecco perché guardavi sempre l’orologio.
Camillo
- (Sottovoce, facendo l’occhiolino a Ottavia) Eh, sì, io sono un tipo
prudente e previdente. (Aspettano
entrambi il rientro di Aurelia)
Il
Narratore - (Sottovoce, al pubblico) Ora Camillo è completamente padrone della
situazione. (Esce lentamente)
Aurelia
- (Rientra con un paio di scarpe) Ecco, guarda un
po’: pensi che vadano bene per un battesimo?
Ottavia
- Ma certamente!
Camillo
- (Ormai padrone della situazione) Poi è oggi pomeriggio alle quattro…
Aurelia
- Beh? questo cosa c’entra?
Camillo
- Niente, così...
Aurelia
- (A Ottavia) Perché lui, lo conosci, appena sa che deve andare ad una
cerimonia o da qualsiasi altra parte gli vengono tutti i mali! Lui passerebbe
tutto il tempo libero spaparanzato su quella poltrona!
Ottavia
- (Ipocrita, a Camillo che l’ascolta basito) Aurelia ha ragione,
Camillo! Come si fa a stare sempre rinchiusi dentro casa! Dovreste fare un po’
di vita sociale, tutti e due!
Aurelia
- Ah! vai a dirlo a lui…!
Ottavia
- (C.s.) Tra il negozio e la casa… (Si guarda intorno) che la tiene sempre come un gioiello, Aurelia avrebbe
bisogno ogni tant di un po’ di distrazione!
Aurelia
- Parole sante, Ottavia,
parole sante!
Ottavia
- Eh sì, Aurelia… mi dispiace
ma ora devo andare.
Aurelia
- Ma no, resta ancora un po’!
Ti ha offerto niente, Camillo?
Ottavia
- Sì, grazie, mi ha offerto
un caffè.
Camillo
- (Ormai più a suo agio) Sì, un caffè.
Aurelia
- Solo un caffè? Vuoi
qualcos’altro?
Ottavia
- No, ti ringrazio.
Aurelia
- Un cappuccino?
Ottavia
- No, no, è meglio che vada.
Aurelia
- Un latte macchiato?
Ottavia
- No, adesso vado davvero.
Camillo
- Una spremu…
Ottavia
- (Fulminandolo immediatamente) No grazie… Camillo.
Aurelia
- Va bene, allora se domani passi
in negozio ti ridarò la borsa.
Ottavia
- Non preoccuparti! Ciao, a preso,
cara! (Esce)
Aurelia
- (Guardando severamente Camillo) E te?
Camillo
- (Spaventato) Io… cosa?
Aurelia
- Cosa ti metti per il
battesimo?
Camillo
- (Tranquillizzato) Ah! boh! metterò il completo blu!
Aurelia
- Ah già, che stupida! Hai
solo quello! L’hai messo per i matrimoni, per i funerali, per le cresime, le
comunioni… ti mancava solo il battesimo!
Camillo
- C’è nessun’altra cerimonia
in vista?
Aurelia
- Credo di no. (Esce verso le camere)
Camillo
- Meno male. (Tra sé, euforico) Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Ha funzionato tutto alla
perfezione! Sono un mago! Grazie alla mia volontà psico-sensoriale ho fatto uno
sforzo psico-mentale raggiungendo una vibrazione energetica che m’ha fatto rivivere
la situazione e risolvere brillantemente tutto il casino che avevo combinato! Mai
vista una cosa così! (Campanello)
Questo deve essere Arturo, è strano,
però, questa volta non gli ho telefonato…!
(Va
ad aprire e rientra con Arturo) Arturo! amico mio! Come mai questa nuova
visita?
Arturo
- Sai che non lo so? È stato
come se avessi dovuto venire qui per un qualche motivo, come se… come se mi
avessi chiamato tu. (Estrae il cellulare
dalla tasca, lo consulta e lo appoggia distrattamente sul tavolo)
Camillo
- (Scherzoso e amichevole) Eh, caro Arturo, è pericoloso quando si comincia
a sentire le voci! (Vantandosi) Bisogna
sapersi destreggiare in certe situazioni ingarbugliate e paranormali.
Arturo
- A proposito: sai che quel
massaggio che mi hai fatto prima mi ha procurato davvero un notevole sollievo?
Camillo
- (Lo imita) Sono contento per te, il mio massaggio sovrascapolare ha
facilitato il passaggio di una più vibrante energia vitale attraverso il tuo
sistema psicofisico e ti ha riportato in congiunzione con i più profondi
influssi astrali.
Arturo
- Parole sante!
Camillo
- Oh, mi raccomando, Arturo:
cerca di stare alla larga da Ottavia…
Arturo
- Ah sì, certo, grazie. (Ci ripensa) Comunque sai… non ricordo
proprio di averti parlato di quelle piccole incomprensioni che ho avuto con
lei… l’hai forse saputo da Ottavia??
Camillo
- No, no, ci mancherebbe!
Arturo
- Sai, probabilmente i
nostri flussi magnetici….
Camillo
- … sono entrati…
Arturo
- … in sintonia.
Camillo
- A proposito, caro Arturo, adesso
posso anche raccontarti tutto e ringraziarti…
Aurelia
- (Entra troncando il discorso di Camillo) Oh,
ciao Arturo.
Arturo
- Ciao Aurelia, già tornata
dalla Messa?
Aurelia
- Sì, sì.
Camillo
- (Scherzoso) Oggi hanno fatto una versione ridotta. (Ad Aurelia) È quasi pronto da mangiare,
è vero?
Aurelia
- Il pasto per la belva sarà pronto
tra un’oretta.
Arturo
- (A Camillo) Visto che c’è ancora un po’ di tempo potremmo andare a
fare due passi per assorbire un po’ di brezza che sta spirando da nord – est. È
una mano santa per rinvigorire lo spirito! (Entra il Narratore)
Camillo
- Ma sì, dai, hai ragione, due
passi mi faranno bene, così ti racconto tutto con calma.
Arturo
- Va bene!
Aurelia
- (A Camillo) Oh, com’è questo scatto d’energia? (Esce verso le camere)
Camillo
- (Avviandosi) Allora noi andiamo… andiamo ad assorbire la brezza che
sta spirando da… nord – est. (Esce)
Arturo
- Da nord – est, bravo! (Esce lasciando il cellulare sul tavolo)
Il
Narratore - (Al pubblico) Beh, possiamo davvero dire che Camillo è stato davvero
fortunato e farà bene a ringraziare Arturo per la sua proposta. Ma avete visto
come Camillo è riuscito a districarsi bene in questo sia pur breve ritorno al
passato? Sono casi rarissimi e imprevedibili di cui neanche noi narratori, a
volte, conosciamo a fondo le conseguenze. Bene, Signore e Signori, a questo
punto non mi resta che ringraziarvi per avermi ascoltato così pazientemente e
augurarvi, se volete, di avere la stessa fortuna di Camillo. (Esce)
Si sente suonare il campanello,
Aurelia entra, va ad aprire e rientra con Arturo.
Aurelia
- Cosa c’è?
Arturo
- Niente, Aurelia, mi sono
dimenticato il telefonino da qualche parte. (Lo vede sul tavolo) Ah, eccolo!
Aurelia
- Dove hai lasciato Camillo?
Arturo
- Appena usciti ha
incontrato un suo amico e si sono fermati nel bar qui sotto, adesso lo
raggiungo e lo convinco a muoversi un po’.
Aurelia
- Non c’è niente da fare: lui,
potesse, vivrebbe seduto.
Arturo
- O stravaccato.
Aurelia
- Bravo, è proprio quello che
gli dico sempre io! Vuoi prendere un caffè qui, Arturo?
Arturo
- No grazie, preferisco bere
orzo… magari corretto con un po’ di mistrà!
Aurelia
- Perfetto, allora lo prendo
anch’io! (Esce verso le camere)
Arturo
- (Ad alta voce) Vedo che abbiamo gli stessi gusti! Riprendendo il
discorso di prima: a me invece piace uscire, respirare l’aria rigenerante,
conoscere poi gente nuova, avere contatti con altre persone con cui condividere
le atmosfere, le sensazioni, le emozioni… (Guardandosi
attorno) Io capisco che tu lo invogli facendolo vivere in un ambiente così
curato ed accogliente ma lui, accidenti, se ne approfitta un po’ troppo. Mi
raccomando: non dirlo a Camillo, per carità, permaloso com’è potrebbe
offendersi.
Aurelia
- (Rientra con le due tazzine d’orzo e ne porge una ad
Arturo) Sono d’accordo con te ma sai, non siamo tutti uguali, ognuno ha il
proprio carattere e i propri difetti.
Arturo
- È vero ma scusa se te lo
dico: Camillo è proprio un pantofolaio indolente…
Aurelia
- … e apatico, lo so.
Arturo
- Già, gliel’ho detto tante
volte, da amico: ‘non essere così svogliato, sii più presente in casa,
altrimenti Aurelia…’ No…?
Aurelia
- Eh sì.
Arturo
- (Finendo l’orzo) Ci hai messo la quantità giusta di mistrà ed è
venuta una miscela davvero… (Guardandola
negli occhi) deliziosa!
Aurelia
- (Vezzosa) Ti ringrazio.
Arturo
- (Riprendendo il discorso) Sta di fatto che Camillo non mi dà mai
retta! Tu invece sei una gran lavoratrice…
Aurelia
- Questo sì.
Arturo
- Hai cresciuto un figlio
adorabile.
Aurelia
- Questo sì.
Arturo
- Sai fare un buon orzo
corretto!
Aurelia
- Questo sì.
Arturo
- Come donna sei… piacente.
Aurelia
- (Imbarazzata) Beh.
Arturo
- Sei fedele.
Aurelia
- (C.s.) Eh.
Arturo
- No?
Aurelia
- (C.s.) Sì, sì.
Arturo
- Ah, avessi io, una donna
come te! Sai che mi domando spesso: ma cosa vuole di più, Camillo, dalla vita?
Aurelia
- Mah, il fatto è che abbiamo
due caratteri completamente diversi. (Arturo
guarda in silenzio Aurelia) Cosa c’è?
Arturo
- Niente, pensavo che
dovremmo frequentarci di più, noi due, visto che abbiamo tante cose in comune.
Aurelia
- Eh, non è facile, tra il lavoro
e…
Arturo
- e… ?
Aurelia
- … e Camillo, mi capisci?
Arturo
- Sì, capisco.
Aurelia
- Già.
Arturo
- (Con atteggiamento seduttivo) Ma volendo…
Aurelia
- (Ritrosa) Beh, volendo…
Arturo
- (Senza muoversi, fissando Aurelia) Bene, adesso è meglio che vada.
Aurelia
- Beh, se vuoi restare ancora
un po’… Gradisci un altro goccio di orzo con un po’ di correzione?
Arturo
- No, no, (Guardando Aurelia in modo seduttivo) poi
sai, il mistrà può fare un certo effetto…
Aurelia
- Un cappuccino?
Arturo
- (Le si avvicina un po’) No, no, è meglio che vada.
Aurelia
- Un latte macchiato?
Arturo
- (Le si avvicina ancora un po’) No, no, adesso vado.
Aurelia
- Una spremuta?
Arturo
- (È ormai di fronte a lei) Di cosa?
Aurelia
- Di cosa la vorresti?
Arturo
- Di te!
Aurelia
- Allora spremimi tutta!
Ad Arturo non resta che
metterle le braccia attorno al collo e baciarla appassionatamente. In questo
preciso momento entra Camillo, li
vede, si ferma sulla porta, esterrefatto, mentre i due continuano a baciarsi
ignari della sua presenza.
Camillo
- (Allibito ed incredulo) Aurelia!
Buio
Sipario
(La storia può terminare così oppure, se si
vuole, si può aggiungere il seguente finale)
Aurelia
- (Staccandosi da Arturo e non sapendo cosa dire) Sì?
Camillo
- Arturo!
Arturo
- Camillo, non pensare male.
Aurelia
- Stava uscendo e ci stavamo
salutando.
Camillo
- (Ad Aurelia) Ah! e tu saluti tutti in questo modo? (Ad Arturo) Togliti subito da davanti a
me e da questa casa! schifoso! Per me sei come morto!
Arturo
- Camillo, stai esagerando,
questa tua rabbia è solo una risposta emotiva ad uno stimolo che tu consideri
provocatorio.
Camillo
- Ah ecco, tu invece mi hai
voluto fare una cortesia, brutto puttaniere che non sei altro! (Ad Aurelia) Allora sai cosa faccio, mia
cara? prendo le mie cose e vado via, così avrai tu, il tempo di meditare sulla
tua fetenzia insieme a questo schifoso. (Esce verso le camere)
Aurelia
- (Ad alta voce) E dove andrai?
Camillo
- (Da fuori) Non vengo a dirlo certamente a te!
Aurelia
- (C.s.) Dai, Camillo, non fare così!
Arturo
- (Ad Aurelia, sottovoce, sorridendo) Non ti preoccupare, Aurelia,
penso che una soluzione si possa trovare…
Aurelia
– E in che modo?
Arturo
- (Durante la seguente battuta si chiude lentamente il sipario) Vedi: è scientificamente
provato e alcuni lo hanno già sperimentato, che tramite una intensa volontà
psico – sensoriale una persona ha la possibilità di tornare ad una situazione
antecedente, riviverla e, in parte, modificarla…
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